Una grande delusione, un vuoto e soprattutto tanti punti di domanda, è quello che mi rimane del mio unico vero “appuntamento” ai mondiali di quest’anno.
Ho investito tanto, mi sono preparata al meglio tecnicamente, la forma fisica c’era ed era ottima, ma la giornata era una di quelle “no”. Ho fatto vari errori, come ad esempio al punto 2, la scelta per andare al punto 4 e soprattutto un errore grande di oltre 2 minuti al punto 11. Due minuti che in una media distanza dei mondiali sono un’eternità. Due minuti che mi fanno perdere 13 posizioni e quindi la possibilità di raggiungere un rango nelle prime 15, l’obiettivo della nazionale. Per il mio obiettivo personale di classificarmi nelle prime 10 serviva una ottima gara da parte mia. Di scuse per la mia prestazione deludente non ne ho. Non ho avuto problemi di salute, la preparazione è andata bene e il giorno stesso ero molto nervosa (come sempre), avevo rispetto del bosco e del tracciato ma al contempo ero anche molto motivata. Una combinazione che solitamente, alle gare importanti, mi permette di riuscire meglio del solito. Ma questa volta non è andata così perché non sono stata all’altezza né mentalmente né tecnicamente. Una volta partita ho commesso vari errori, non ho trovato la calma per orientarmi in modo preciso e così non sono mai entrata veramente in gara. Ho avuto una possibilità e non l’ho sfruttata.
Mesi e mesi di preparazione, il trasloco in Norvegia e 60 allenamenti in cartina nei terreni scandinavi, e tutto quello che mi rimane è una grande delusione…. E tante domande a cui ho cercato di dare una risposta durante il road trip che mi ha riportata a casa in Svizzera.
Sapevo sin dall’inizio che il terreno scandinavo non è il mio forte. Da una parte la tecnica necessaria in questi terreni “pianeggianti”, con tantissimi dettagli, come correre in bussola, fare CO in modo prospettivo, riconoscere i dettagli da lontano, ecc non mi sono così familiari. Dall’altra parte anche l’aspetto fisico come correre in questo terreno molle, paludoso e con tante piante di mirtilli è molto faticoso e diverso dai terreni di casa nostra. Proprio per questo ho deciso lavorare a queste mie lacune trasferendomi in Norvegia. Inoltre, con i mondiali ora suddivisi tra gare boschive un anno e gare sprint l’altro anno, sono diminuite le gare e di conseguenza gli effettivi della squadra sono stati ridotti. Con tutto questo in testa già durante tutta la preparazione invernale sapevo che sarebbe stato difficile qualificarmi per i mondiali, e soprattutto fare bene durante l’appuntamento iridato. Ma ci credevo ed ero convinta che con un buon lavoro di preparazione ci sarei riuscita.
Ricapitolando, direi che il primo mese al nord è stato un successo. Ho avuto bisogno di riabituarmi al terreno scandinavo e alla vita di Halden, ma presto ho visto i primi miglioramenti sia nelle gare che negli allenamenti. La mia tratta alla staffetta 10mila è stata forse il picco della stagione primaverile. Dalle prime di gare di selezione in poi però sono iniziate le insicurezze: la tendenza a fare grossi errori, lo stress mentale nel confrontarmi con le compagne di nazionale (dopo tanto tempo senza, anche a causa dell’infortunio) e il voler dimostrare il buon lavoro svolto in Norvegia sono forse i motivi principali. Ho sempre avuto in testa quanto sarebbe stato difficile qualificarsi ai mondiali e, al contrario dell’anno scorso per gli europei in casa, non avevo la necessaria fiducia in me stessa. Di conseguenza ho sempre cercato – erroneamente – di dimostrare qualcosa al di sopra delle mie capacità, cosa che spesso si è però trasformata in una performance decisamente al di sotto delle mie capacità… Alla coppa del mondo in Finlandia sono andata con poche aspettative, e il risultato è stato soddisfacente e mi ha ridato un po’ di motivazione. Poche settimane dopo, alle gare di selezione per i mondiali i nervi hanno più o meno tenuto, ma il risultato di nuovo non è stato quello sperato: al posto della long o della staffetta, le due discipline a cui ambivo, sono stata selezionata per la media distanza. Una distanza in cui non ho mai gareggiato a dei mondiali e in cui in generale ho poca esperienza. E la disciplina in cui la forma fisica (solitamente il mio forte) ha meno importanza, mentre la parte tecnica (il mio punto debole in questo terreno) è la più importante. Chiaramente ho cercato di motivarmi, di fare del mio meglio nel mese di preparazione rimasto e di lavorare alla mia tecnica. Ma probabilmente non è bastato (e chissà se mai riuscirò ad adattare la mia tecnica di CO a questo tipo di terreno!) e soprattutto penso che in fondo sia mancata la fiducia nei miei mezzi. Non ho praticamente avuto dei momenti di successo nel terreno scandinavo che mi han fatto capire di essere forte. Fino all’ultimo sapevo di poter fare bene solo SE prendo sempre la direzione, SE controllo, SE non faccio errori, SE…. Troppi SE e troppa poca sicurezza!
Cosa avrei potuto fare meglio? Questa è la prossima domanda che mi son posta. Dopo la mia analisi, penso ben poco. Quello che mi è mancato sono le routine di gara. Avrei avuto bisogno di fare più competizioni e sperare in più successi, in modo accrescere la mia autostima. Ma purtroppo in Norvegia c’erano poche gare e non volevo viaggiare troppo (per esempio per tornare più spesso in Svizzera) visto l’investimento fatto nel traslocare in Norvegia. A “rivivere” avrei forse dovuto partecipare alle prime tappe dell’O-Ringen, per fare qualche gara di alto livello in Scandinavia. Ma anche così non sono certa che avrebbe aiutato l’autostima…
Dulcis in fundo, come ho scritto nell’ultimo articolo, indipendentemente dal risultato dei mondiali, la mia esperienza in Norvegia è stata un successo. A malincuore abbiamo lasciato Halden e la vita Norvegese per tornare in Svizzera (anche se chiaramente è sempre bello tornare a casa 😉). Anche gli insuccessi fanno parte dello sport e spero che questa esperienza mi faccia comunque crescere e mi permetta, più avanti, di trarre beneficio. È giusto essere tristi e delusi, ma è il momento di guardare avanti. La stagione autunnale è molto interessante, finalmente tornano in programma le sprint, mi aspettano varie gare nazionali, la coppa del mondo a Laufen (Svizzera) e la finale di coppa del mondo in Cina ad ottobre. Non mi do per vinta così facilmente… ora ho voglia di dimostrare a me stessa quello che so fare nelle gare cittadine!