L’estate è agli sgoccioli e la stagione autunnale con gare nazionali, campionati svizzeri, TMO e la finale di coppa del mondo a Davos è alle porte. È arrivato quindi il momento di guardare indietro alle emozioni vissute durante le gare internazionali di quest’estate, di digerirle, di trarne le conseguenze e di chiudere il cassetto.
Il mio obiettivo principale di questa stagione erano i mondiali sprint in Danimarca. Come scrivevo nei precedenti articoli, la preparazione è andata a gonfie vele. Arrivando dal mio infortunio al ginocchio, non solo sono riuscita a tornare alla forma di prima, ma addirittura a migliorarla. Durante la primavera sono passata da un successo all’altro, come i miei primi due titoli di campionessa svizzera (in notturna e sprint), il mio nuovo record nei 5000m, il mio dominio nelle gare di selezione per le gare di coppa del mondo, ecc.
Ai mondiali di fine giugno sono dunque arrivata prontissima e motivatissima. La preparazione finale è andata bene, mi sentivo forte fisicamente e avevo svolto ottimi allenamenti sprint nell’ultimo campo con la nazionale. La fiducia in me stessa era alta, ma di conseguenza erano alte anche le mie aspettative. Volevo finalmente vincere la tanto attesa e sperata medagli individuale a livello internazionale!
Le gare dei mondiali in Danimarca sono state tecnicamente molto interessanti e difficili, l’organizzazione impeccabile, il sole ci ha accompagnati durante tutte le gare, l’atmosfera nella nostra squadra era ottima e all’arena c’era un tifo da pelle d’oca. Tutto perfetto… tranne i miei risultati!
I WOC sprint sono iniziati con la staffetta sprint dove ho corso l’ultima tratta. Si è già detto molto sia all’interno che all’esterno della squadra riguardo la seconda tratta e non voglio quindi dilungarmi troppo. Errori come sono successi al nostro secondo trattista possono succedere in gare così importanti e sono inspiegabili per chi non l’ha mai vissuto. Fatto sta, che sono partita in ultima tratta come ottava, con un ritardo di 27 secondi sul terzo rango e quindi sulla medaglia di bronzo. Non era la situazione di partenza per la quale mi ero preparata ma ormai non avevo più niente da perdere: sono partita in modo offensivo cercando di fare del mio meglio e recuperare il recuperabile. Già dopo pochi punti ho visto davanti un gruppo di ragazze e ho intuito che stavo già lottando per il terzo rango. Sapevo anche che Svezia e Gran Bretagna avevano un grande vantaggio e lottavano per il primo e il secondo posto tra loro. Poi, verso metà gara, ho capito che potevo ancora giocarmi il terzo rango contro la Norvegia: con un duello conto Andrine Benjaminsen che però avevo già perso nella staffetta sprint dei mondiali dell’anno scorso, dove invece avevamo lottato per il secondo e terzo rango. Diversamente da allora, quest’anno sono partita dietro di lei senza purtroppo riuscire a recuperare i pochi secondi di distacco. Ho fatto una bella gara, ma anche Andrine davanti non ha sbagliato. Siamo così finiti ai piedi del podio, al quarto rango. È stata la prima volta senza medaglia in questa disciplina da quando corro in squadra (2017). Non nascondo la delusione, anche se ho fatto del mio meglio e non posso rimproverarmi niente.
Dopo un giorno di pausa i mondiali sono proseguiti con la KO-Sprint. La qualifica l’ho superata con facilità, nei ¼-Finale abbiamo fatto un errore di gruppo ma ho reagito bene e ho vinto “facilmente” la mia batteria. Mentre superare la fatidica semifinale rimane un problema quest’anno. Avevo sicuramente una batteria fattibile, con avversarie forti ma alla mia portata. Infatti, dopo metà gara, grazie a una scelta migliore assieme a Lina Strand avevo un bel vantaggio: 8 secondi che avrebbero dovuto assicurarmi un posto in finale in scioltezza. Ma… sull’ultima scelta di percorso non ho proprio visto un muro che bloccava un’uscita. Così son corsa in un vicolo cieco, mi sono accorta dell’errore, son tornata indietro, ero ancora davanti ma avevo perso tutto il vantaggio. Così i posti per la finale sono stati decisi allo sprint finale che, nuovamente come già agli europei a Neuchâtel, ho perso per poco. Così anche questa volta ero out in semifinale e di nuovo una grande delusione, visto che in confronto alla coppa del mondo a Boras, dove sono uscita in semifinale ma semplicemente perché due avversarie erano più forti, questa volta sarei stata io la più forte. Ma una svista è stata decisiva, ed è inutile essere la più forte se non si riesce a pianificare una tratta correttamente.
L’ultima chance per vincere una medaglia era nella disciplina regina dei mondiali, la sprint individuale, dove avevo anche maggiori possibilità di medaglia. Sia alla staffetta sprint che alla KO-Sprint ho dimostrato di essere forte e veloce, alla sprint sarebbe bastato fare una gara sicura, prendere delle buone scelte e non fare errori. Ma niente di più. Il tracciato affrontato si è rivelato molto difficile, con scelte lunghe e varie zone proibite. Le prime due scelte lunghe non le ho risolte perfettamente, prendendo le scelte leggermente più lunghe ma facili e veloci. La parte con punti corti l’ho corsa molto bene, tant’è che al punto 15 su 19 ero terza e a soli 6 secondi dall’oro. Mancava solo un’ultima scelta lunga decisiva. Purtroppo questa scelta si è rivelata decisiva ed è stata quella che mi ha fatto perdere la tanto sognata medaglia. In realtà non si è trattato solo di una scelta di percorso sbagliata, ma di un insieme di piccole decisioni infelici che mi ha fatto perdere tra il punto 15 e il punto 16 ben 23 secondi: un'eternità in una sprint! Se avessi anche solo preso una decisione in meno, forse non sarei finita al 5 rango a soli 6 secondi dalla medaglia. Ed è proprio questa somma di errori che mi fa arrabbiare, e molto. Così sono finita nuovamente nelle top sei, a pochi secondi dal podio, senza medaglia. Mai come questa volta sono stata così vicino alla medaglia.
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Dopo la delusione dei mondiali non c’era di meglio che andare in vacanza in Salento (Puglia) con le mie amiche non-orientiste. Una settimana di chiacchiere non legate alla CO, mare, sole, caldissimo, buon cibo pugliese e tanto altro hanno fatto bene ad anima e cuore.
Per le altre due gare internazionali di quest’estate sarò più breve… I World Games (giochi olimpici per gli sport non olimpici) in Alabama (America) sono stati un evento indimenticabile. Le gare di CO erano belle e interessanti, non così difficili come ai mondiali, ma il piccolo team di organizzatori ha fatto del suo meglio. I risultati ottenuti sono stati buoni (terza nella sprint, settima nella middle e vittoria nella staffetta sprint) ma il bello di questo evento è anche altro: vivere l’America, seguire gli altri sport dei World Games, essere in contatto con gli altri sportivi e subire il caldo e l’afa che mi hanno messo KO nella middle.
Sono tornata da questo evento con un bagaglio pieno di avventure, emozioni e due medaglie belle pesanti.
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L’ultimo grande evento dell’estate sono stati i campionati europei in Estonia a inizio agosto. Queste gare hanno segnato il cambio dalla stagione sprint alla stagione boschiva. Con i mondiali sprint e i World Games sono finite le gare sprint e i prossimi appuntamenti internazionali saranno solo nel bosco (fino ai mondiali a Flims-Laax nel 2023). Sono partita per l’Estonia senza grandi aspettative, visto che mi sono allenata poco nel bosco ed ero reduce dal covid. Ma comunque motivata visto che avevo ottimi ricordi dai mondiali in Estonia del 2017 (dove ero arrivata quinta nella lunga distanza). Purtroppo però durante il pre-campo i primi atleti della nostra nazionale hanno iniziato a star male (influenza intestinale). Inizialmente io me la sono scampata, ma purtroppo proprio al giorno della qualifica sulla media distanza è toccato a me. Sono riuscita a fare la gara e a qualificarmi per la finale, ma poi ho passato il pomeriggio a letto con nausea, mal di pancia e febbre, e ho dovuto saltare la lunga distanza del giorno dopo. Per la finale middle stavo meglio e sono riuscita a concludere la gara al 19esimo rango. Non un risultato fantastico, ma comunque accettabile viste le premesse. L’europeo si è concluso con la staffetta, dove avevamo l’obiettivo di vincere una medaglia. Il bronzo era fattibile e per lungo tempo sembrava anche nostro, ma il “farsta” finale un po’ “unfair” ci ha fatti slittare all’ingrato quarto rango.
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Ora queste tre avventure estere sono concluse e sono carica e motivata per un autunno in Svizzera con tanti allenamenti e gare nelle nostre belle montagne. Infatti il mio obiettivo principale è la finale di coppa del mondo a Davos dall’ 1 al 3 ottobre 2022, e chiaramente anche i mondiali del 2023 in casa, a Flims-Laax sono già ben presenti nei miei pensieri. Ma ora prendo un appuntamento alla volta, e per prima cosa non vedo l’ora delle gare a Campra e Dötra di questo weekend! 😊